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Catania, aggressioni a personale sanitario: parla l’Ugl

Si è tenuto nei giorni scorsi, come abbiamo già accennato, in Prefettura a Catania, un incontro finalizzato a individuare soluzioni atte a contenere il fenomeno delle aggressioni nelle strutture sanitarie. All’incontro, su iniziativa della Prefettura, hanno partecipato i direttori generali delle aziende ospedaliere e dell’Asp3 e i rappresentanti sindacali.

“Nel corso dell’incontro – afferma Raffaele Lanteri, segretario nazionale della Federazione nazionale Ugl università e ricerca – sono state ipotizzate alcune possibili soluzioni tra le quali non possiamo che condividere e applaudire quella del Prefetto che immagina di ripristinare il cosiddetto bottone rosso, cioè un pulsante a disposizione del medico del pronto soccorso collegato a una centrale operativa unica delle forze dell’ordine in modo tale che si possa lanciare un SOS al quale può rispondere, la prima pattuglia disponibile presente nel territorio”.

“Inoltre – continua Lanteri – nell’incontro si è ricordato nuovamente alle aziende ospedaliere di adeguarsi al protocollo regionale che prevede tra le tante cose l’istituzione di zone filtro, un maggiore controllo nelle strutture, la videosorveglianza, il miglioramento della comunicazione tra il personale e i pazienti. Si è anche immaginato di individuare delle figure tipo steward o hostess, e in aggiunta anche la figura dello psicologo che potrebbero facilitare la comunicazione tra paziente, medici e parenti: spesso infatti il personale sanitario non è nelle condizioni di poter dare informazioni ai parenti in tempo reale sullo stato della situazione dei congiunti e questo non può fare altro che inasprire gli animi; lo psicologo potrebbe aiutare inoltre nel caso di comunicazione di notizie infauste o in caso di peggioramento delle condizioni del paziente».

“Come Ugl Catania – afferma il segretario territoriale Giovanni Musumeciabbiamo apprezzato il progetto dell’ospedale Cannizzaro che nella ristrutturazione del suo pronto soccorso ha immaginato di usare l’intelligenza artificiale sia per la sicurezza degli operatori sanitari che per la comunicazione con i parenti degli assistiti. Il supporto dell’intelligenza artificiale, con un canale di comunicazione che possa tenere aggiornati i parenti, i congiunti, o chi è designato dal paziente per ricevere notizie sul suo stato di salute è sicuramente un’ottima iniziativa che, una volta sperimentata, dovrebbe essere trasferita alle altre strutture del territorio”.

Redazione N.S.

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