Letojanni. Il “Francesco Durante” nella Rete dei piccoli musei d’Italia, l’obiettivo è renderlo più appetibile ai flussi turistici

LETOJANNI. L’iter procedurale del progetto è stato curato e seguito in tutti i particolari dall’assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione, Maria Teresa Rammi. E proprio quest’ultima, nei giorni scorsi, ha finalmente fatto quadrato in merito all’ingresso del Museo “Francesco Durante” all’interno della Rete dei piccoli musei d’Italia. Un’iniziativa che proprio l’Amministrazione comunale di Letojanni, grazie all’impegno di Rammi, ha portato avanti sin dall’inizio della legislatura, visto che il Museo di piazza Giacomo Matteotti rappresenta il centro culturale più importante di tutto il paese. Un Museo che è già presente dunque nei circuiti nazionali e potrà essere visitato già a partire dal nuovo anno, quando finiranno gli interventi di ripristino del tetto in un’ala dello stesso stabile dove sono conservati i ferri chirurgici, i manuali e molte foto d’epoca, che riguardano la grande eredità che ha lasciato il professor Francesco Durante. Un eminente luminare della Medicina generale, nato proprio a Letojanni, il 28 giugno 1844 e morto sempre nel suo luogo natio, il 2 ottobre del 1934. Si tratta di una personalità eccelsa, di un simbolo letojannese, sul quale nel corso dei decenni si sono aperte le più disparate conferenze, organizzate da associazioni come i Lions Club Letojanni-Val D’Agrò, dalle varie amministrazioni comunali succedutesi nel tempo e da singoli studiosi che ne hanno parlato nei loro studi. Un edificio, quello in cui si stanno effettuando i primi interventi di miglioramento strutturale, che si estende su tre piani e che sarà visitabile tutti i giorni della settimana, e dove lo stesso Durante, quand’era ancora in vita, visitava e operava i malati del posto gratuitamente. Proprio nei primi anni del Novecento, l’attuale Museo “Durante” (che ospita oggi anche la Biblioteca “Bianca Garufi” e la sala “Blu”, dove sono esposte opere dell’artista anconetano Corrado Cagli) era la clinica dove i poveri del circondario giungevano in cerca di cure che, per l’epoca, risultavano quasi un optional.

Enrico Scandurra

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