In questo tempo che appare crepuscolare ed esalta l’individuo prepotente, deprimendo la comunità, sempre più oppressa, sia a livello locale del piccolo paese che globale del mondo intero, occorre acquisire una nuova consapevolezza. Pertanto urge passare sul piano planetario alla crescita dell’umanità, attraverso l’educazione e l’evoluzione della coscienza, dal riconoscersi solamente individuo, cittadino del proprio stato, al sentimento di comunità delle nazioni.
Soltanto così oggi si può affrontare il dramma della sopravvivenza dell’uomo sulla terra, relativo al clima, alle migrazioni, allo sfruttamento delle risorse, all’inquinamento diffuso, all’aumento della povertà e delle malattie, alla discriminazione sociale. Non possiamo più stare nell’angoscia dell’emergenza continua, per un motivo o un altro, ed essere privati della libertà di vivere, consegnando, per sicurezza, la responsabilità del controllo a governi totalitari.
Si può contrastare la virulenza incombente della morte e della paura a qualsiasi livello per coltivare la gioia della vita insieme nella fraternità, nella solidarietà, nella giustizia e nella pace. Di fronte all’arroganza di regime, che ha innescato nuove paure nel cuore dell’uomo ed ha mostrato ancor di più la sua fragilità e precarietà, occorre acquisire la necessità della pace nel mondo attraverso il dialogo e la dialettica costruttiva senza armi e senza pregiudizi.
La guerra che si sta diffondendo così velocemente a causa della globalizzazione, ha bisogno di una risposta totalizzante, universale, per consentire che il passaggio dall’essere individuo, cittadino privato, al sentimento di cittadinanza del mondo, del bene comune, dell’essere “Tutti Fratelli”.
E’ necessario adottare da subito un principio innovatore di etica mondiale che elimini il mercato degli interessi economici, a partire dalle fabbriche di morte delle armi e dei veleni, promuovendo la cultura della salute del corpo e dello spirito, la tutela della vita, del suolo, dell’acqua e dell’aria. Soltanto così oggi si possono affrontare le crisi emergenti sempre più violente e drammatiche che riguarderanno la dimora dell’uomo sulla terra.
Non possiamo più continuare a delegare singoli governanti, con la presunzione della verità in mano, mascherati di democrazia, centrati sulle cose e non sulle persone, sul guadagno di pochi a discapito di molti, ridotti a miserevoli mendicanti di salute, di lavoro, di cultura e di benessere.
Piuttosto è il tempo di uscire dalla chiusura e dal ripiegamento su se stessi, dall’isolamento e dall’autosufficienza, sia personale che sociale, per aprire uno spazio di relazioni feconde, compatibile con la nostra stessa natura e quella che ci circonda, estensibile in tutto il mondo, accogliente nella diversità, senza sfruttamento tossico e malefico, senza manipolazione, discriminazione ed esclusione. In questo modo si può contrastare la virulenza incombente della morte e della paura a qualsiasi livello per coltivare la gioia della vita insieme nella fraternità, nella solidarietà, nella giustizia e nella pace.
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