URBINO. Dal 25 maggio e fino al 13 luglio 2025 la Casa di Raffaello di Urbino – dove nacque il “divin pittore” Raffaello Sanzio (1483 – 1520) – ospita la mostra di Giuseppe Colombo “Le città ideali”, a cura dello storico dell’arte Lorenzo Canova e di Luigi Bravi, filologo classico e direttore dell’ente. Un progetto con cui l’artista siciliano, raffinatissimo disegnatore e virtuoso pittore di paesaggi e figure, omaggia una delle città simbolo del Rinascimento dove le architetture e l’urbanistica sintetizzano i concetti chiave di uno dei periodi più luminosi dell’arte italiana.
In mostra a Casa Raffaello saranno diciotto opere di Colombo, che a Urbino è legato profondamente per via degli anni di formazione all’Istituto d’arte, dove ha frequentato i corsi di incisione. Ecco dunque città, chiese, paesaggi dell’assolata Sicilia di Colombo – Modica, Comiso, Ibla, studi sulla Valle dei Templi di Agrigento, scorci di Isola delle Correnti e della Baia di Sampieri a Scicli – insieme a vedute di Roma, Bologna e della stessa Urbino.
Mentre la celebre tavola “Città ideale” – opera di un artista anonimo e realizzata tra il 1480/90, oggi esposta alla Galleria Nazionale delle Marche (Palazzo Ducale) – è oggetto di un recentissimo d’aprés di Colombo: un disegno che, con l’esattezza e la precisione del tratto dell’artista modicano, ripropone uno dei dipinti emblematici del Rinascimento Italiano. Vi sono rappresentati i concetti di perfezione e armonia delle cosiddette “città ideali”, luoghi – o meglio “non luoghi” – depurati da contaminazioni e presenze umane. Ideali solo sulla tela, dunque vere utopie. “L’ho osservato a lungo questo dipinto – commenta Colombo – negli anni di studio a Urbino, quando non ero ancora ventenne: è un’opera fondamentale e fondante della cultura umanistica occidentale. Oggi, a distanza di anni, nel rileggere questa selezione di opere pensate per la mostra nella Casa di Raffaello, mi sembra quasi che nel loro DNA contengano la struttura e la concezione di quel dipinto che tanto mi colpì allora”.
Una lezione, quella appresa negli anni di formazione a Urbino, che evidenzia anche il curatore. “Grazie a una visione di intenso e raffinato nitore figurativo – spiega Lorenzo Canova – l’omaggio esplicito al capolavoro della Galleria Nazionale delle Marche si connette in modo efficace e raffinato ai quadri dell’artista che formano il percorso espositivo. Le stanze, i templi, le città e la natura di Colombo amplificano così la loro presenza architettonica e la loro qualità plastica, in un’organizzazione costruttiva dove tutto sembra inciso nel diapason cromatico di una luce abbagliante, in uno splendore che forma le cose spostandoci nella dimensione e assoluta e (a)temporale del profondo”.
Della “città reale”, Urbino, e della “città ideale” di Palazzo Ducale – alle quali Colombo dedica due opere inedite – parla Luigi Bravi, direttore di Casa Raffaello, nel suo intervento in catalogo: “La storia delle arti – scrive Bravi – ci parla di vedute teoriche di architettoniche geometrie perfette, avulse, liberate dal tempo dell’uomo e consegnate al tempo della memoria perpetua, purgate della presenza umana; non si vede un suono, non si tratteggia un vociare, non si delineano i rumori del lavoro. Tutto è sospeso in un silenzio purificato, mai inespressivo, rassicurante nella sua immota luce. Tale impressionante lezione si combina con gli occhi di Giuseppe Colombo, che dirige il suo sguardo sui suoi luoghi, trattandoli alla stessa maniera, ma con un velame particolarmente sensibile di affetti”.
Visite: dal lunedì al sabato 9-13; 15-19; domenica e festivi 10-13; 15-18. Ingresso 4 euro.
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