Cultura e Spettacoli

Roccalumera. “Chiese Aperte” di Archeoclub al SS. Crocifisso, aperta al pubblico l’11 maggio la chiesa del “baglio”

ROCCALUMERA. Anche quest’anno Archeoclub Area Jonica Messina ha partecipato a “Chiese Aperte”, l’evento organizzato in tandem tra Archeoclub d’Italia e Conferenza Episcopale Italiana con lo scopo di dare visibilità per un giorno edifici sacri italiani meno conosciuti e in genere non aperti.
Per l’edizione 2025, nel comprensorio jonico è stata scelta la chiesa del SS. Crocifisso di Roccalumera, che è rimasta aperta per domenica 11 maggio e presentata ai visitatori dai soci Archeoclub coordinati da Ninuccia Foti e Mario Gregorio.
Si tratta di una chiesetta un tempo cappella privata della villa dello scienziato Stanislao Cannizzaro e che oggi fa parte della parrocchia della Madonna della Catena. Risale al 1740 e si trova nel quartiere Baglio, a ridosso del lungomare, in un’area che ospitava anche il mercato ittico-agricolo cittadino oltre ad accogliere i baglivi incaricati di amministrare la giustizia, come ha evidenziato durante gli incontri il socio Giuseppe Melita.
La chiesetta, davvero suggestiva, è caratterizzata da un portale in pietra bianca, un campanile adiacente ed una piccola sagrestia. All’interno si trova un crocifisso ligneo di pregevole fattura, malgrado se ne sconosca l’autore, un altare intarsiato in marmo ed un leggìo ricavato da un tronco intarsiato. Nel 2018, grazie agli scatti del fotografo Mario Pollino, la chiesa contribuì a far raggiungere Roccalumera i primi posti nel Premio Letterario Nazionale “Il Borgo Italiano”.
“Grazie a Chiese Aperte – dice il presidente Archeoclub Area Ionica Messina, Filippo Brianni – è possibile continuare a porre l’attenzione sui tanti luoghi sacri meno conosciuti. Negli anni scorsi abbiamo scelto alcune chiese che andrebbero addirittura salvate dai crolli, come S. Sebastiano di Forza d’Agrò, altre che sarebbe il caso di completare il restauro e riaprirle, come la chiesa della Madonna delle Preci di Limina ed altre ancora che vanno solo valorizzate, dando così anche un senso agli sforzi di chi si è battuto per recuperarli, come San Miceli di Sciglio di Roccalumera o Santo Nicola di Gallodoro”.

Enrico Scandurra

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