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Taormina. Giovani e futuro: al Pala Congressi la prima conferenza regionale sulle politiche giovanili organizzata dall’Anci

TAORMINA. “Il futuro della Sicilia passa dai giovani, mettiamoli al centro delle politiche sociali e delle sfide del governo regionale e di quello nazionale per determinare uno sviluppo reale ed incisivo dei territori”. E’ il monito ma anche la proposta lanciata al Palacongressi di Taormina, alla Prima conferenza regionale sulle politiche giovanili, promossa da Anci Sicilia e tenutasi ieri mattina attraverso il Coordinamento per le politiche giovanili dell’Associazione e i giovani amministratori. “Il futuro della Sicilia riparte dalle politiche giovanili. Spieghiamo le vele?”: questo il titolo e tema di un meeting dedicato ai giovani, amministratori locali e rappresentanti delle Consulte giovanili dei 391 comuni siciliani, in una giornata definita dagli organizzatori “storica” nel percorso mirato a creare nuove opportunità nella programmazione delle politiche in favore dei cittadini under 35. Erano presenti, tra gli altri, Paolo Amenta (presidente Anci Sicilia), Luciano Marino (presidente Anci Giovani Sicilia), Mario Emanuele Alvano (segretario generale Anci Sicilia), Fabrizio Ferrara (presidente della V Commissione Ars) e Giovanna Iacono (promotrice intergruppo parlamentare per il “Diritto a restare”), Simona Elmo (responsabile ufficio politiche giovanili Anci Nazionale). Sono intervenuti, inoltre, il sindaco di Taormina, Cateno De Luca ed il sindaco della Città Metropolitana di Messina, Federico Basile. “E’ un momento storico per Anci Sicilia – ha evidenziato il presidente di Anci Sicilia Amenta -. Ci siamo impegnati per riorganizzare tutto il sistema Anci che governa i comuni, attraverso la creazione di commissioni in grado di diventare un interfaccia rispetto alle Commissioni dell’Ars. Ricordiamoci che la Sicilia è l’unica regione in cui non c’è il Consiglio delle Autonomie locali. Bilancio, politiche sociali, urbanistiche, questi sono alcuni temi e ci siamo mossi poi, soprattutto, che serviva una commissione “trasversale”, in grado di parlare a tutti, ai giovani che devono entrare in tutti i ragionamenti sul futuro della Sicilia. Gli indicatori ci raccontano elementi drammatici come lo spopolamento e i ragazzi che vanno via”. “In Sicilia – continua Amenta – quasi il 40% dei nostri giovani non lavora e non studia, un terzo ha deciso di andare via dopo le scuole superiori e un altro terzo prova a rimanere qui per provare a capire se qui si può costruire qualcosa. I giovani dobbiamo crescerli, formarli e accompagnarli a nuova epoca. L’Europa parla di dopo covid, Pnrr, transizione ecologica, digitale ed energetica, politiche sostenibili, noi invece i giovani li mandiamo fuori, lontano di casa: ma allora il futuro chi dovrà costruirlo? Cosa rimarrà nei territori? Gli amministratori si stanno spendendo nei comuni e ci stanno mettendo il cuore e la faccia, ora chiediamo di intervenire nei bandi e nelle strategie, di poter essere protagonisti e partecipare al futuro. Anci Sicilia vuole entrare nei tavoli dell’Ars e Ministeriali, dando un contributo di idee e progetti nei bandi, a fronte di centinaia di milioni di euro che sono stati buttati via negli anni senza creare uno sbocco lavorativo. E’ arrivato il momento di fare sul serio e di svoltare, noi ci siamo”. Con oltre 120 comuni in dissesto o pre-dissesto, le difficoltà finanziarie e operative sono aggravate dall’aumento dei costi per rifiuti, energia e servizi idrici. Le risorse insufficienti e la mancanza di sostegno alle spese sociali, come la gestione degli asili nido e l’assistenza a disabili e vittime di violenza, stanno mettendo a rischio i servizi essenziali. Anci Sicilia chiede “nuove misure concrete e urgenti: sempre in prima linea per la difesa dei comuni siciliani”. I giovani chiedono di migliorare e qualificare l’offerta formativa professionale e universitaria, anche attraverso misure dedite ad agevolare la transizione delle nuove generazioni dalla scuola al mercato del lavoro, una base essenziale da cui partire per incentivare i giovani siciliani a restare nella propria terra.

Enrico Scandurra

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