Palermo – Dopo oltre trent’anni di misteri e silenzi, riemergono dai meandri di un archivio dimenticato della Procura di Palermo i “brogliacci” delle intercettazioni dell’inchiesta “Mafia e appalti”. Si tratta del fascicolo del ROS di Palermo che, nei primi anni ’90, aveva tentato di far luce sui presunti legami tra imprenditori e Cosa nostra, un’indagine che per molti rappresenta il vero movente dietro la strage di via D’Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino.
Il ritrovamento conferma quanto già ipotizzato: nessuno aveva mai dato seguito alla disposizione di smagnetizzare le bobine e distruggere i brogliacci, una prassi comune all’epoca in caso di irrilevanza delle registrazioni. Questa tesi, inizialmente avanzata dai PM di Caltanissetta, trova ora una tangibile conferma.
Le “annotazioni” ritrovate in buste gialle del ’92
Le annotazioni, ritenute per anni scomparse o distrutte, sono state rinvenute in un archivio inutilizzato della Procura di Palermo, all’interno di quattro buste gialle recanti i timbri della Guardia di Finanza risalenti al 1992. Il prezioso materiale è stato recuperato dai militari del GICO della Guardia di Finanza di Caltanissetta, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia nissena. Un lungo e meticoloso lavoro di ricerca tra oltre duemila faldoni ha permesso di portare alla luce questi documenti fondamentali, che si aggiungono al ritrovamento, già avvenuto mesi fa, delle bobine con le registrazioni originali delle conversazioni.
Inchiesta riaperta e l’interrogatorio dell’ex procuratore Gioacchino Natoli
L’inchiesta su “Mafia e appalti”, oggi riaperta, ruota attorno all’ipotesi che parte di quelle indagini sia stata volutamente rallentata o, peggio, insabbiata. Tra gli indagati di spicco figura l’ex procuratore Gioacchino Natoli, che nei giorni scorsi ha rotto il silenzio e ha risposto per la prima volta alle domande dei PM, dopo aver inizialmente esercitato la facoltà di non rispondere.
Natoli è accusato di favoreggiamento aggravato alla mafia e calunnia. Secondo l’accusa, avrebbe contribuito a bloccare un’indagine che coinvolgeva, tra gli altri, l’imprenditore Antonio Buscemi. Durante l’interrogatorio, durato circa dodici ore, Natoli – assistito dagli avvocati Fabrizio Biondo, Ettore Zanoni e Ninni Reina – ha fornito la sua versione dei fatti in merito alla gestione del fascicolo e alla richiesta di distruzione delle bobine. Un accertamento tecnico ha rivelato che a quella richiesta sarebbe stata aggiunta a mano una nota dall’ex aggiunto Giuseppe Pignatone, anch’egli indagato nell’ambito della stessa inchiesta.
La Procura di Caltanissetta al lavoro per fare chiarezza
La documentazione recuperata è ora al vaglio della Procura di Caltanissetta. L’obiettivo principale è verificare la coerenza tra gli atti prodotti negli anni ’90 e i materiali riscoperti oggi. Si vuole, in particolare, fare chiarezza se le decisioni adottate all’epoca siano state in linea con gli elementi investigativi disponibili prima delle tragiche stragi del 1992.