Palermo – Nuova bufera giudiziaria sulla politica siciliana. Totò Cuffaro, ex Governatore della Regione e Segretario Nazionale della Democrazia Cristiana, ha annunciato le sue dimissioni irrevocabili dalla guida del partito. La decisione arriva a seguito della richiesta di custodia cautelare agli arresti domiciliari avanzata nei suoi confronti dalla Procura di Palermo, nell’ambito di una vasta inchiesta su presunti appalti pubblici truccati, in particolare nel settore della sanità.
Cuffaro ha formalizzato il suo passo indietro con una nota ufficiale: “Questa mattina ho rassegnato, nelle mani del presidente del partito, Renato Grassi, e del segretario organizzativo nazionale, Pippo Enea, le mie dimissioni da segretario nazionale della Democrazia cristiana”.
Il leader politico ha ringraziato “coloro che hanno condiviso con me un percorso di impegno e di servizio al partito”, aggiungendo che il Consiglio nazionale è stato convocato per il 20 novembre per esaminare e accettare le sue dimissioni e “definire le successive decisioni” sul futuro del partito.
L’annuncio delle dimissioni di Cuffaro è la diretta conseguenza di un’azione giudiziaria che ha scosso il panorama politico-sanitario siciliano.
La richiesta di arresti domiciliari per Cuffaro e altre 17 persone è stata avanzata dalla Procura di Palermo (coordinata dal Procuratore Maurizio de Lucia) all’inizio di novembre. Tra i 18 indagati, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione, figura anche il deputato di Noi Moderati, Saverio Romano. L’inchiesta, condotta dai Carabinieri del ROS, ruota attorno a un presunto sistema per pilotare gare d’appalto nel settore della sanità e dei servizi pubblici, nonché concorsi truccati (come quello per 15 posti OSS all’ospedale Villa Sofia-Cervello di Palermo) e nomine di dirigenti.
Secondo gli inquirenti, Cuffaro avrebbe esercitato una notevole influenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nella sanità regionale. Le contestazioni a suo carico riguardano corruzione aggravata per atto contrario ai doveri d’ufficio e turbativa d’asta. Il meccanismo, sempre secondo la Procura, aveva lo scopo di ottenere vantaggi per aziende amiche (come la Euroservice, riconducibile a un soggetto “segnalato” da Romano) in cambio di favori o sostegno politico.
La Procura ha notificato agli indagati l’invito a comparire davanti al GIP per l’interrogatorio preventivo. Sarà il GIP a decidere se accogliere o meno la richiesta di misure cautelari per Cuffaro e gli altri, e se chiedere l’autorizzazione a procedere per il parlamentare Romano.
L’indagine, che emerge anche da intercettazioni, dipinge un quadro di “comitato d’affari occulto” che avrebbe ruotato intorno all’ex Governatore, con l’obiettivo dichiarato, secondo le intercettazioni citate dagli inquirenti, di “fare bene al pubblico… serve anche a fare bene a Democrazia Cristiana”.


