GIARDINI NAXOS. Ci sono prescrizioni che non vengono illustrate né tenute in conto, ma soltanto citate. C’è un percorso di partecipazione avviato dalla stessa Amministrazione il quale, tuttavia, non è preso in considerazione. C’è uno stato di fatto significativamente diverso da quello posto a base della deliberazione. E – soprattutto – c’è il rischio di realizzare, attraverso privatizzazioni dirette e indirette, un ulteriore aggravamento della situazione di saturazione e di overtourism che caratterizza il rapporto tra la città e il suo mare.
Queste, in estrema sintesi, le osservazioni e opposizioni che l’associazione “Comitato civico per i Beni Pubblici di Giardini Naxos” ha depositato per chiedere significative modifiche al Piano di utilizzo delle aree demaniali e marittime (PUDM) denominato “Naxos accessibile: il percorso dell’inclusione” e da poco adottato dal Commissario Straordinario, con i poteri del Consiglio Comunale (deliberazione n. 38 del 03 novembre 2025).
Partecipazione frustrata
Più concretamente, il PUDM non considera i risultati del percorso partecipativo avviato dall’Amministrazione con Parliament Watch Italia, «vanificando, di fatto, il valore della partecipazione popolare», ma non considera neanche le “ulteriori osservazioni” e le recenti “prescrizioni formulate dal Dipartimento regionale dell’Ambiente”. Di questi atti nulla viene detto, tranne che “non pregiudicano” il Piano. È possibile, invece, che a valle di queste ulteriori prescrizioni, il PUDM debba essere subito modificato e che di queste modifiche la cittadinanza non saprebbe.
Un’obiezione eccessivamente pessimistica? Fatti procedurali trascurabili? «Può essere», spiega il Comitato. Ma «poiché c’è un dovere di trasparenza, quando questa trasparenza è negata è legittimo cominciare a preoccuparsi». E comunque non è questo il problema principale del Piano. Il quale, anzi, «è in sé stesso un problema, al di là della procedura».
Privatizzazione ovunque
Un esempio? C’è l’intento di stipulare convenzioni triennali con privati per le aree demaniali in concessione al Comune. Lo si capisce dal fatto che nel Piano si sottolinea come il 50% di queste aree demaniali debba essere “a libera e gratuita fruizione”, al contrario dell’altro 50%. Insomma, la metà delle aree demaniali, in una sorta di “privatizzazione indiretta”, si aggiunge a quelle per cui già si prevede la concessione ai privati. Che sono moltissime. In pratica la linea di costa lunga circa 6 km viene “coperta” da previsioni di insediamenti balneari. E il risultato sarà che «l’accesso al mare sarà ovunque a pagamento, tranne che per spazi residuali». Più precisamente, le aree “migliori”, quelle accessibili e a diretto contatto con il centro storico, vanno agli insediamenti balneari, mentre le aree a ridotta se non impossibile accessibilità vanno alla fruizione pubblica.
Dati non verificati
Ma c’è di più. I dati su cui si basa il PUDM non sono aggiornati né verificati, come ha dimostrato il Report del percorso partecipativo sul rapporto tra Giardini Naxos e il mare. «Nel PUDM, insomma, per giustificare previsioni a tappeto su tutto il litorale, si indicano come esistenti attività che non lo sono attualmente o non lo sono mai state». Non bastasse risultano insufficienti e “vaghi” tutti i dati relativi a parcheggi e mobilità. «La cittadinanza sa bene cosa accade d’estate. Impossibile accogliere ancora più attività. Già così il territorio è saturo».
Solarium e campo boe, no grazie
E ancora: nel PUDM si prevede la realizzazione di 2 solarium di estensione pari a 500 mq sulle scogliere laviche di origine preistorica. Il Comitato è decisamente contrario e chiede che questa previsione venga eliminata. I motivi sono presto detti. Il luogo ha valenza ambientale, naturalistica e paesaggistica e si ha prova che i soli lavori preliminari creano danni irreversibili, come accaduto quest’estate quando nell’area attigua alla statua della Nike si voleva fare un lido e sono state fatte perforazioni. Il tutto è stato bloccato grazie alla mobilitazione popolare e all’intervento di un’ordinanza sindacale d’urgenza, ma la scogliera è stata lesa.
Il PUDM prevede anche, oltre i due grandi già esistenti, un ulteriore campo boe di 500mq antistante la piazza ex Pescheria, discesa del Circolo nautico. Ma lo specchio di mare pregiato, non a caso autoctono “Orlo Marino del Centro Storico”, è già in sofferenza. Una vera e propria “fattoria naturale di ripascimento” diviene di fatto un porto aperto che impatta sulla più pregiata ed ambita balneazione nella Baia. Si supera così la capacità di autodepurazione rigenerativa del mare.
Distanze non rispettate
Tra i lotti di tipologia stabilimento balneare/area attrezzata per la balneazione, spiega il Comitato, continua a non essere rispettata nelle planimetrie di progetto una distanza minima di almeno 25 metri prevista dalla legge.
Sostenibilità questa sconosciuta
In conclusione, il PUDM disegna un litorale e un mare della cui “salute” poco e niente si occupa. «Risulta assente – sottolinea il Comitato – qualsiasi indirizzo politico per uno Sviluppo Sostenibile della Città e delle sue risorse naturali. L’interesse che prevale è lo sfruttamento economico massivo del fronte mare e della costa. E, di fatto, si intende mantenere e consolidare tutte le concessioni private temporanee e prevederne di ulteriori basandosi su misurazioni e parametri non aderenti alla puntuale verifica. Addirittura, sono propiziate le stabilizzazioni dei manufatti e delle attività commerciali connesse. Infine, mentre sui fenomeni di erosione e propositi di ripascimento viene copiato ed incollato un dettato tecnico riferito a Capo d’Orlando, nelle Norme di Attuazione mancano precise indicazioni sulla responsabilità, in capo ai titolari e gestori degli stabilimenti e in generale di tutte le attività previste circa la cura e il decoro delle spiagge, pubbliche e non».
(Da comunicato stampa di Iria Cogliani)


