CASALVECCHIO SICULO. La sinergia tra comune di Casalvecchio Siculo, Parco di Naxos e Archeoclub regala al territorio jonico un gioiello davvero unico: un museo immersivo dedicato alla storia ed alle caratteristiche dell’’Abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò. La struttura è stata realizzata nei locali annessi alla chiesa, grazie all’intuizione ed al coordinamento della vice presidente di Archeoclub Area Jonica Messina, Ketty Tamà, che ne diverrà anche la direttrice. L’inaugurazione ha avuto luogo giovedì pomeriggio, in occasione della X edizione di “Miti, poeti, sogni, pittori e santi nella Valle d’Agrò”, che Archeoclub organizza da dieci anni in occasione del solstizio d’estate, in collaborazione con Lions Val d’Agrò, comune e Parco di Naxos, che da qualche anno ha in gestione il bene. L’evento è stato introdotto dai saluti di rito (il sindaco, Marco Saetti; l’arch. Daniela Sparacino in rappresentanza del Parco di Naxos; Filippo Brianni per Archeoclub; presenti anche il parroco casalvetino Alessandro Malaponte e la prof. Marinella Arena dell’Università di Reggio Calabria) e da un prologo affidato a Carmela Gressini sull’attualità e l’universalità della “Scala del Paradiso”, tratta da un testo di teologia mistica di S. Giovanni Climaco contenuta in uno dei libri “riprodotti” a S. Pietro ed oggi conservati al Museo dell’Escorial di Madrid dei quali, negli anni scorsi proprio durante il Solstizio, ne è stato celebrato il ritorno a S. Pietro, seppur in formato digitale. Presenti anche Fabrizio Pedone, Adriano Di Carlo e Davide Silvestri di Odd Agency, che hanno curato gli aspetti tecnici del progetto e la recitazione. Poi, il sindaco Marco Saetti, l’assessore Laura De Clo e Ketty Tamà hanno proceduto al rituale taglio del nastro sul prima sala, alle cui pareti scorrono le immagini di Gerasimo (“interpretato” da Adriano Di Carlo) che supplica Re Ruggero II a finanziare la realizzazione del monastero. Da lì, l’atto di donazione del 1116 che costituisce l’atto di nascita di questo monumento, il quale però pare abbia avuto un “avo” in epoca bizantina, poi distrutto. In un’altra sala viene rappresentata la vita quotidiana dei monaci, tratta dai verbali di ispezione e nella parte alta è “rinato” lo scriptorium, nello stesso luogo in cui sembra si trovasse quasi mille anni fa e dove i monaci si occupavano della trascrizione dei testi. Presenti anche strumenti multimediali per conoscere i dettagli costruttivi e architettonici della chiesa con linguaggio e grafica accessibili anche ai giovanissimi. “È stato altro importante tassello sul percorso di valorizzazione di questo monumento – ha detto Filippo Brianni, presidente dei Archeoclub Area Jonica Messina – che presenta caratteristiche storico-architettoniche uniche e contenenti l’embrione su cui poi si sono sviluppate le opere arabo normanne del Palermitano, divenute patrimonio Unesco. Sarebbero tanti da ringraziare, perché in tanti hanno collaborato all’iniziativa, dalla ricettività del comune alla disponibilità totale del Parco, ma è evidente che senza Ketty Tamà questo museo non sarebbe nato”. Grande soddisfazione per essere riusciti a realizzare il museo è stata espressa anche dal sindaco di Casalvecchio, Marco Saetti, e dal suo vice Nino Santoro i quali hanno assicurato “ogni iniziativa per renderlo adeguatamente fruibile”.
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