LETOJANNI. Quando si inizia a leggere un romanzo o una raccolta di poesie o di racconti o un saggio, si sente sempre la necessità di conoscere il finale. Non tanto l’inizio quanto la fine di una storia destano in noi l’impressione di essere proprio al culmine di una vicenda che sia stata piacevole o no seguire attentamente con occhi indagatori. È sempre così. Forse è la stanchezza che si presume arrivi qualche volta, anzi quasi sempre a scompigliare le carte, a mettere a soqquadro l’intenzione di appassionarsi ad un libro, che sia esso un romanzo o una raccolta di racconti o anche un saggio. Mi è accaduto spesso, nelle mie ore intense di lettura, di dover staccare gli occhi dalla pagina scritta per stanchezza o per noia o forse per quella necessità di cui vi dicevo prima: sapere subito come va a finire. Si è verificato per grandi romanzieri come Kafka o Tondelli, Dante o Petrarca, Kerouac o Faulkner, e tanti tanti altri. Quando invece mi sono trovato a pormi davanti ad una lettura di Rosalda Schillaci, scrittrice catanese, a cui mi lega anche un rapporto speciale d’amicizia, questa indefinibile voglia di staccarmi dalle pagine non si è verificata. Forse perché, proprio come ho detto prima, c’è un legame interno che mi fa naufragare dentro un’ampolla di compiacimento amicale. Non credo però che questa sia la risposta giusta. Oddio, forse lo è in parte. Ma ciò che mi preme dire degli scritti di Schillaci è che si leggono piacevolmente, senza troppe ingerenze di un Dio oscuro che ci fa riluttare dall’appassionarci. Anche quest’ultimo romanzo, “Il gesto dell’acqua”, edito anche questa volta da Algra, ci fa subito venire in mente l’universo narrativo in cui naufraghiamo ogni qualvolta veniamo a contatto con la pagina scritta di Rosalda. La scrittrice sarà, tra l’altro ospite del Circolo di lettura “Bianca Garufi” di Letojanni, sabato, alle ore 18, nell’aula consiliare del Comune, per una presentazione che sarà coordinata da Eugenio Mosca, il quale si avvarrà della splendida voce di Carmelina Costa per le letture dei brani de “Il gesto dell’acqua”. Un romanzo scritto da un’anima pura, come pura è la sua scrittura, densa di poesia, di parole ricercate e di concetti molto profondi. Non starò qui a raccontarvi la trama di questo suo ultimo romanzo: non sono uno che spoilera le storie come se niente fosse. Se avete tempo e voglia di viaggiare tra la Sicilia e l’Ungheria, acquistate “Il gesto dell’acqua”, una vicenda intrigante e ben costruita dalla formidabile penna di questa scrittrice cresciuta moltissimo negli ultimi anni. Si tratta per il dirla in breve di un viaggio indimenticabile tra le affascinanti città di Budapest e Catania. Ma non solo. Anche una narrazione del passato che immerge in un intenso intreccio di emozioni e leggende. Una sorta di invito a guardare al presente e al futuro con coraggio e determinazione. C’è questo e molto altro in questo nuovo romanzo (il secondo per l’esattezza) di Rosalda Schillaci. Un altro romanzo storico, intitolato “Il gesto dell’acqua”, come ho già detto, arrivato nelle librerie dopo il meritato successo riscosso con “Quando le uova non si trovavano d’inverno”, uscito sempre per la casa editrice indipendente catanese e che è stato presentato, tra l’altro, al Salone Internazionale del Libro di Torino nel corso dell’edizione 2022. Un libro, “Il gesto dell’acqua” – disponibile già da subito in tutte le librerie d’Italia e in quelle on-line -, consigliato a chi ama le storie che rimangono vive nel tempo e di cui si è già parlato nel corso di un incontro con l’autrice alla Rinascente di Catania. Si tratta di una storia struggente, di una vicenda che si svolge tra le città di Budapest e Catania e che ha inizio nel 2020, all’inizio della pandemia da Covid-19, quando Lietta Alieri riesce a rinvenire dei misteriosi diari. In essi si dispiega la prosa salvifica di Mària, arrivata in Sicilia nel 1919, per ricongiungersi a Sàndor, il poeta-soldato di cui è innamorata, tenuto prigioniero a Vittoria all’interno del lager degli ungheresi. Gli echi di memorie rimandano alle tante vite di una donna che non vuole piegarsi al destino impostole da demoni interiori, nascosti dietro la facciata di persone e ambienti rispettabili. Tra sogni infranti e discese agli inferi, si racconta di esili spiragli a quella libertà anelata fin da bambina, coltivando un amore sconfinato verso i libri e la leggenda dell’Anonimo, sospinta dalla poesia che cura le ferite dell’anima, nell’incanto della scrittura che muove verso ombre e gesti, eternamente umani, senza confini. Un romanzo che dunque già promette bene e che la Schillaci ha voluto pubblicare per scandagliare in profondità l’animo umano perché – come dice la stessa autrice in una nota – “cosa c’è dietro i sogni spezzati? Certamente non la storia della Grande guerra fine a se stessa, all’interno di invenzioni calibrate, né un freddo documento. Ci sono ombre e gesti: ardue scoperte del mondo e dei suoi orrori”. Quando, infatti, una storia dimenticata viene accolta in un libro, porta a un cambiamento profondo che travolge il disordine dell’egoismo, l’incomunicabilità in ogni epoca, la fragile fisionomia dei tanti protagonisti del romanzo, e di noi stessi. Giunta al suo quinto lavoro scritturale, Rosalda Schillaci ci offre in questo periodo storico, denso di contraddizioni e di violenza, un appiglio a cui aggrapparci per non scivolare nel baratro dell’orrore. In mezzo, la poesia, tanto amata dalla scrittrice che nasce come poetessa e che è diventata ormai da tempo una penna affilatissima e di grande spessore anche nella prosa.
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