LETOJANNI. Per molti rappresenta un viatico per lo sviluppo non solo della Sicilia e della Calabria ma anche di tutto lo Stivale. Per altri resta un’opera inutile e controversa che non farà altro che devastare l’ambiente senza apportare le dovute migliorie che vengono millantate da alcuni esponenti politici siciliani e non. Si tratta ovviamente del Ponte sullo Stretto di Messina di cui si è parlato nel corso di un incontro-dibattito, organizzato dal Circolo della Riviera jonica di Rifondazione Comunista “Lidia Menapace” e tenutosi ieri pomeriggio nella sala consiliare del Comune di Letojanni, dove un nutrito pubblico ha ascoltato i vari interventi di relatori come l’organizzatrice e segretaria del circolo comunista Stefania De Marco, gli attivisti No Ponte, Luigi Sturniolo e Domiziana Giorgianni, e il giornalista ed ecopacifista Antonio Mazzeo, che hanno illustrato le criticità che un’opera del genere comporterebbero per Messina e per tutta l’area dello Stretto. A prendere la parola è stata subito proprio De Marco, che ha introdotto i lavori presentando gli ospiti e facendo un excursus della storia del progetto del Ponte, analizzando i vari aspetti, sia sotto il profilo economico che strutturale della costruenda opera, e ribadendo l’idea che “quello che serve è altro”. Dai ponti ai porti, che nella Riviera jonica mancano dappertutto fino agli interventi di mitigazione del dissesto idrogeologico che servirebbero per rimettere in sicurezza un territorio devastato dalla speculazione e dal conseguente massacro edilizio. La stessa De Marco ha poi parlato delle strade e delle autostrade siciliane che versano in condizioni davvero preoccupanti, affermando che sull’A18, nel tratto della frana avvenuta nel 2015 a Letojanni, tutto procede con molta lentezza e i lavori non sono stati ancora completati del tutto. “Lo Stretto di Messina sarà un scempio – ha ancora detto De Marco – e chi di dovere non si è neanche minimamente preoccupato del rischio sismico elevatissimo che è presente in quella zona”. A sostenere la stessa tesi della segretaria del locale circolo del Prc, c’è stato anche Luigi Sturniolo, ex consigliere comunale di Messina e da sempre attivista No Ponte. Proprio quest’ultimo ha spiegato nel dettaglio la storia del Comitato No Ponte, affermando che “le opere senza consenso non vengono mai realizzate, visto che dal 2002 il comitato è cresciuto di molto e la lotta contro il Ponte ha avuto sempre più l’avallo di soggetti interessati alla bellezza dello Stretto più che ad un’opera inutile e dannosa per l’ecosistema”. Sturniolo ha poi dichiarato che non esistono vantaggi per le popolazioni locali nella costruzione della struttura, visto che We Build gestirà tutto da sé e le altre aziende si spartiranno le pochissime briciole che rimarranno. “Sono 15 i miliardi che servono per fare il ponte ma non si sa se questi costi lieviteranno a poco a poco con il passare degli anni – ha ancora affermato Sturniolo -. Rimane il fatto che ci vorranno 25 anni per smaltire l’anidride carbonica prodotta dalla lavorazione per l’ecomostro”. Una considerazione fatta propria anche da Domiziana Giorgianni, ragazza messinese impegnata attivamente nella lotta contro l’opera faraonica, che ha parlato di come Messina risulta un territorio complesso, dove ci sarà inevitabilmente un impatto molto forte con l’inizio dei cantieri che saranno disseminati in tutta la città. “Questo comporterà anche un blocco della viabilità – ha spiegato l’attivista -. Ci sono profondi interessi economici e di profitto e alla fine la sola cosa che si vedrà realmente sarà devastazione ovunque”. Giorgianni si è poi lasciata trasportare dall’onda dell’emotività, facendo considerazioni di tipo personale, visto che la ragazza è innamorata profondamente di un territorio “che non voglio lasciare, nonostante i tanti giovani della mia età hanno abbandonato forse per sempre la Sicilia”. Interessantissimo anche l’intervento di Antonio Mazzeo, insegnante, giornalista ed esperto di Mafia, che ha preso la parola dicendo prima di tutto che “questo ponte da costruire rappresenta la Sicilia dal 1943 ad oggi, visto che la classe dirigente che lo propone ha gli stessi nomi e cognomi di quelle passate”. Per Mazzeo “sono sempre gli stessi i personaggi, di generazione in generazione, a stuprare il territorio, una classe borghese mafiosa e criminale che ha distrutto la Sicilia con gli affari del movimento-terra”. Un modello del saccheggio che è sempre lo stesso, con il ponte che è funzionale alla guerra, visto e considerato che i cantieri verranno militarizzati e “gli scenari – ha rincarato la dose Mazzeo – sono assolutamente da economia bellica”. Si è aperto poi il dibattito, con l’architetto Stefano Costantino che ha spiegato le ragioni per il suo Sì al Ponte, affermando che “io, lo Stretto di Messina lo conosco bene, l’ho attraversato centinaia di volte quand’ero un entusiasta studente della Facoltà di Architettura di Reggio Calabria”. Il giovane tecnico ha dichiarato come lui il Ponte se lo sia immaginato parecchie volte mentre navigava sui traghetti “e ricordo ancora benissimo le lezioni all’Università sulla sua costruzione e sulla sfida che l’uomo si accingeva a compiere. Il ponte non è un capriccio politico degli ultimi 20 anni ma se ne parla da prima dell’Unità d’Italia, con i Borboni che volevano collegare la Sicilia a Napoli con la linea ferrata. Dunque, è una reale necessità oggi più che mai”. Per Costantino il Ponte sullo Stretto rappresenta, dunque, una delle più grandi sfide ingegneristiche della storia dell’umanità. “Nel Medioevo si costruivano le cattedrali gotiche più alte, trovando sistemi che permettevano tali elevazioni come le guglie e gli archi rampanti – ha ancora detto -. Poi siamo arrivati alla costruzione di ponti sempre più estremi, per non parlare dei grattacieli sempre più alti, oggi siamo arrivati a 828 metri con il Burj Khalifa di Dubai (Frank Lloyd Wright immaginava la città verticale nel suo progetto del grattacielo alto un miglio)”. Lo stesso Costantino ha poi concluso dicendo che “la costruzione di quest’opera accenderebbe un faro sulla Sicilia e sulla Calabria e soprattutto su una città come Messina che dal dopo terremoto non si è mai più ripresa realmente”. Un sì al Ponte a cui ha risposto di nuovo Sturniolo, affermando che il Ponte “non sarà un investimento ma soltanto uno spreco di denaro pubblico, visto e considerato che verrà pagato dai cittadini”.
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