Giovanni Malagò ha effettuato ieri una visita a Palermo. Il presidente del CONI si è recato prima nella sede regionale del comitato olimpico italiano. Qui ha rilasciato alcune dichiarazioni, partendo dallo stato di salute degli impianti sportivi dell’isola: “Non ci sono nè elementi di progresso, nè elementi di regressione. Dovendo fare una risonanza magnetica dell’impiantistica, sappiamo che è uno dei crucci della Regione. Poi è chiaro che insieme all’impiantistica c’è un discorso di sostegno alle società. Puoi realizzare strutture sportive di ultima generazione, ma poi deve esserci una manutenzione. Dispiace dirlo, ma la Sicilia come altre regioni, fa più fatica degli altri”.
Non poteva mancare una domanda sullo stadio Renzo Barbera di Palermo, per il quale Malagò non esclude un inserimento nel dossier degli impianti per gli Europei di calcio del 2032, che l’Italia organizzerà insieme alla Turchia. “Io da anni sostengo – dichiara – che senza grandi eventi sportivi non se ne viene a capo. Poi può esserci qualcuno che riesce comunque a tagliare il traguardo, ma sono veramente casi isolati. Spesso miracolistici per certi versi. La federazione sta preparando il dossier per gli impianti degli Europei del 2032. Alcuni come Milano e Roma sono delle tappe obbligate, poi l’ultima parola tocca alla Federazione. È chiaro però che se ci sono delle amministrazioni comunali e società sportive che dimostrano di essere particolarmente disponibili a sostenere investimenti, nulla è precluso”.
In conclusione Malagò sottolinea che un sostegno economico agli enti locali e alle società sportive è fondamentale. Da qui si parte verso due possibili soluzioni al problema delle infrastrutture: “Il Coni ha due vantaggi. Siamo un ente pubblico, a breve faremo un’operazione straordinaria con il Comune di Napoli, non c’è speculazione da parte nostra. Il secondo vantaggio è la competenza, c’è un importante track record e ci sono conoscenze. Servono sostegni finanziari che devono essere sostegni finanziari, che devono essere messi da enti locali e società. Oppure serve un Piano Marshall che solo il Governo può sostenere”.