Un noir intenso, fra psicologia individuale e dramma sociale, il romanzo “Lo Spirito della Cenere” di Ignazio Pandolfo, radiologo, artista eclettico dai molti talenti (è anche pittore), porta il lettore nelle segrete dell’animo umano per evidenziarne lati oscuri e i demoni. Pubblicato da Leone Editore, lo scritto, presentato il 30 gennaio scorso presso il Circolo del Tennis e della Vela dalla psicologa e psicoterapeuta Maria Gabriella Scuderi, ha già raccolto ampio consenso di pubblico.
Appassionanti le tematiche di stretta contemporaneità e la struttura narrativa che segue la psicologia dei vari personaggi, facendo toccare con mano il disagio psicologico e l’agire del sintomo nei suoi aspetti di dipendenza ma anche di risorsa. Lo ha sottolineato Scuderi, che dialogando con l’autore ha centrato il focus sulle sintomatologie descritte da Pandolfo, con senso di verità e realismo.
“Al centro dei suoi romanzi troviamo le indagini di un detective, inserite in scenari crepuscolari delineati da luci ed ombre, anche a livello atmosferico, che diventano metafora dei lati oscuri dell’essere umano, mai pienamente conoscibili – ha detto la psicologa –. In questo romanzo l’inconoscibilità si complica del sintomo psicologico, un tratto nuovo e interessante, attraverso il quale l’autore rende i personaggi principali – il detective Sonny Cattaneo e il giovane protagonista Giorgio Rosati – rappresentativi di un disagio interiore che condiziona rapporti e scelte di vita, ma che può rappresentare anche una risorsa. Per Cattaneo, ludopatico ed iperattivo, angosciato dai tempi dilatati di qualsiasi tipo di “attesa”, il suo punto debole diventa quella molla che lo spinge ad agire, andare in fondo alle vicende, sino alla fine. Questo modifica la concezione comune sul sintomo psicologico, liberandolo dalla facile tendenza alla stigmatizzazione”.
Pandolfo a sua volta ha parzialmente svelato, nel dialogo col pubblico, i suoi gusti di scrittore, confessando di essere attratto dai personaggi che hanno qualcosa da raccontare, oltre lo scontato e l’ovvio: “Non mi attirano i perfetti, credo che abbiano poco da dire; mentre trovo interessanti gli “sfigati”, le persone simpaticamente imperfette, che hanno un mondo interiore più ricco, variegato e intrigante. Così come amo le atmosfere serali e notturne, quelle che coprono, nascondono i contorni perfetti, ma fanno emergere le sfumature delle cose, le suggestioni intime che si perdono alla luce del giorno”.
L’autore infatti riesce nel difficile compito di fare toccare con mano il male, quello che ci sfiora ogni giorno, che cerchiamo di esorcizzare volgendo lo sguardo altrove o pensando che non ci riguardi direttamente. Allo stesso tempo avverte sulle conseguenze negative della rimozione, sia come singoli che come società, e attraverso i suoi personaggi, tutti diversi tra loro, ma ciascuno ben delineato nei vari aspetti della personalità, fa riflettere sui legami interpersonali e familiari, fornendo elementi di analisi alternativi per giudicare il male, conoscerlo e capirlo più a fondo: “Qualsiasi persona anche la più malvagia, ha una storia alle spalle – ha detto Pandolfo – agisce spinta da una motivazione profonda che non è immediatamente percepibile. Anche l’assassino più efferato può a sua volta essere vittima. Questo non giustifica le sue azioni, ma ci consente di adottare un punto di vista più ampio, vicino alla realtà concreta”.
La presentazione è stata promossa da Libreria Bonanzinga e Circolo del Tennis e della Vela.
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