Santa Teresa di Riva – La Corte dei conti condanna la dottoressa Ermelinda Cicala al risarcimento di 37.485 euro per la morte di Carmelo Giannetto, deceduto nel 2014 a causa di un infarto e di ritardi nei soccorsi. La Corte dei conti ha accertato la sua responsabilità anche amministrativa e l’ha condannata al risarcimento del danno in favore dell’Azienda sanitaria provinciale di Messina, quantificato in 37.485 euro, oltre rivalutazione monetaria e spese di giustizia.

I fatti
Nel 2014, Carmelo Giannetto, 52enne di Furci Siculo, accusò un malore a casa sua. I familiari chiamarono il 118, ma a causa di un guasto alle linee telefoniche, la chiamata non arrivò alla centrale operativa. Un parente si recò quindi al Pte di Santa Teresa di Riva per sollecitare l’intervento dei soccorsi. La dottoressa Cicala, pur informata della situazione di Giannetto, ritardò l’invio dell’ambulanza e non dispose il trasporto diretto all’ospedale “San Vincenzo” di Taormina, come da protocollo in caso di sospetto infarto. Giannetto fu invece trasportato all’ospedale di Taormina in condizioni non ottimali, dove morì poco dopo il suo arrivo.

Le motivazioni della sentenza
La Corte dei conti ha ritenuto che la condotta della dottoressa Cicala sia stata “negligente e imprudente” e che abbia violato le linee guida per la gestione di un paziente con sospetto infarto. Se l’intervento del 118 fosse stato tempestivo e corretto, Giannetto avrebbe potuto essere salvato. La Corte ha inoltre riconosciuto che il guasto alle linee telefoniche ha ritardato l’intervento, ma ha evidenziato che la dottoressa Cicala avrebbe comunque dovuto disporre il trasporto diretto all’ospedale e che gli autisti soccorritori avrebbero dovuto aiutare il paziente a salire sull’ambulanza.

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