SANTA TERESA DI RIVA. Terzo appuntamento consecutivo nella riviera jonica organizzato ieri pomeriggio a Santa Teresa di Riva dal Comitato per il sostegno al Popolo palestinese, con un partecipato sit-in in piazza Sacra Famiglia in concomitanza con l’imponente manifestazione nazionale a Roma. La mobilitazione di ieri ha raccolto una grande partecipazione popolare, con i contributi dell’imam Mohamed Raafat del Centro Islamico Messina, di padre Aphrodis Kaberuka della parrocchia Sacra Famiglia, di numerose associazioni del territorio (Anpi, Comitato jonico Beni Comuni, Associazione Penelope) degli studenti dei licei santateresini e con la significativa partecipazione di alcuni membri della comunità islamica locale e d molti cittadini provenienti dai vari comuni del comprensorio jonico. Un momento di profonda solidarietà e di impegno civile, in cui voci e prospettive diverse hanno trovato convergenza in un fronte comune contro l’oppressione del popolo palestinese. Attraverso lo slogan “Stop al genocidio – Fermiamo il sionismo con la resistenza”, il Comitato ha voluto ribadire la necessità di una presa di posizione chiara e collettiva contro le violazioni dei diritti umani e l’occupazione dei territori palestinesi, a partire dal cessate il fuoco immediato, condizione imprescindibile e indifferibile perché, ogni ora che passa, ci sono vite che si perdono. “Il genocidio in Palestina si lega indissolubilmente ad apartheid e colonialismo di insediamento – afferma il Comitato – qualsiasi piano di pace che non preveda la modifica dello status quo è fasullo perché la pace nasce dalla giustizia e, per i nostri fratelli palestinesi, da più di 70 anni, la giustizia è negata. Ma questo sit-in, per come si è svolto, è stato anche un’occasione per riflettere sul nostro contesto sociale”.
“Questa mobilitazione ha rappresentato un primo passo nella ricostruzione di quel senso smarrito del potere straordinario che l’azione collettiva ha – proseguono gli attivisti – superando la pericolosa deriva dell’individualità e dell’indifferenza. È proprio questa frammentazione, secondo noi, il vulnus profondo della nostra democrazia: una democrazia che può essere difesa solo attraverso l’impegno condiviso, la partecipazione attiva e la solidarietà concreta. Abbiamo letto la bellissima lettera in cui la scrittrice palestinese Eman Abu Zayed, in cui porta i ringraziamenti dei gazawi al popolo italiano. Ma siamo noi italiani a dover ringraziare i Palestinesi perché, attraverso le loro inenarrabili sofferenze, abbiamo recuperato il senso dell’indignazione e la capacità di contrastare il muro dell’indifferenza e del silenzio e abbiamo avuto modo di smascherare progressivamente la complicità e la responsabilità del nostro governo in questo genocidio. Nel volere la Palestina libera, incredibilmente stiamo liberando noi stessi! Oggi non è la fine di una mobilitazione durata tre giorni nella riviera jonica, è invece l’inizio di un percorso comune”.
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