CATANIA – L’incessante azione di controllo del territorio dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Catania Fontanarossa, sulla scia delle direttive del Comando Provinciale di Catania, ha portato all’arresto in flagranza di due catanesi di 53 e 49 anni, entrambi pregiudicati, responsabili di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio. Nello specifico, i militari dell’Arma hanno condotto una mirata attività investigativa nel quartiere Librino, una vera e propria città satellite ubicata nella periferia sud della città, dove hanno scoperto che, in un appartamento di viale Moncada, i due uomini avevano organizzato un minimarket della droga, con tanto di apparato di videosorveglianza.
Per accertare dunque, le esatte modalità di svolgimento dell’attività illecita, i Carabinieri si sono appostati nei paraggi per poter osservare “a distanza e in modalità discreta” i movimenti dei pusher, verificando, così, come numerosi giovani, dopo essersi recati in quella palazzina e aver citofonato, salivano nell’appartamento al quinto piano e, dopo alcuni minuti, ne uscivano con fare guardingo, per poi allontanarsi velocemente. Per riscontrare le lori ipotesi investigative, dunque, i Carabinieri hanno organizzato il blitz e, in serata, mentre diversi acquirenti erano in fila per accedere allo store della droga, due militari non in uniforme si sono confusi tra loro, entrando così nell’appartamento.
All’interno, i Carabinieri hanno dapprima visto il monitor con le immagini di ben 8 telecamere di videosorveglianza mediante il quale i pushers “filtravano” i clienti, nella speranza di prevenire un eventuale tentativo di accesso da parte delle Forze dell’Ordine e poi, nella stanza accanto, hanno scorto il 49enne intento a confezionare dosi di cocaina e di crack e hashish e il 51enne che incassava il denaro delle vendite. A quel punto gli investigatori si sono qualificati come Carabinieri, bloccando e arrestando i 2 pushers. Perquisendo, poi, sia loro che tutta l’abitazione, gli investigatori hanno trovato, sul tavolo dove era all’opera il 49enne, più di 100 grammi di cocaina in pietra, 36 grammi di hashish, una macchinetta per il sottovuoto e altro materiale adoperato per il confezionamento della droga. Ma è nella cucina che i due spacciatori avevano “apparecchiato” la tavola con l’esposizione dei prodotti, suddivisi per peso, qualità e prezzo differente. In particolare, per quanto riguarda la cocaina, sono state recuperate 7 dosi da 0,5 grammi ciascuna, 5 dosi da 0,75 grammi con indicazione del prezzo a 20 euro l’una, e 3 dosi da 0,70 grammi a 30 euro. Le 2 confezioni da 0,85 grammi, invece, venivano vendute a 40 euro mentre, quelle da 0,9 grammi a 50 euro, per un totale di più di 11 grammi complessivi, che avrebbero fruttato 320 euro. Analoga differenziazione era stata fatta per il crack, con dosi minime da 0,4 grammi al prezzo di 15 euro fino a quelle da 0,8 grammi a 50 euro, e i Carabinieri hanno recuperato 15 dosi, per un totale di quasi 10 grammi. L’hashish, invece era in dosi da 1,5 grammi ognuna e la marijuana era stata confezionate in bustine da 2,5 grammi. Oltre alla droga gli investigatori hanno recuperato 560 euro, incasso delle vendite effettuate sino ad allora. Droga e denaro sono stati sequestrati, mentre i due spacciatori sono stati arrestati e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria che ne ha convalidato l’arresto, disponendo la misura cautelare degli arresti domiciliari.