CATANIA – Il grande e tanto atteso giorno per la Procura della Repubblica di Catania è finalmente arrivato. Questa mattina infatti nella sala adunanze del Tribunale di Catania si è insediato in nuovo procuratore Francesco Curcio, che ha così lasciato l’incarico alla Procura di Potenza.

All’evento hanno presentato la procuratrice facente funzioni, Agata Santonocito, l’ex procuratore Carmelo Zuccaro, il presidente del Csm, Marco Bisogni, il consigliere sempre del Csm, Felice Giuffrè, il presidente della Corte d’Appello di Catania, Filippo Pennisi, il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania, Antonino Di Stefano, e il presidente del Tribunale di Catania, Francesco Saverio Mannino.

Il discorso di insediamento di Curcio

Dopo i loro interventi il nuovo procuratore Curcio ha fatto il suo discorso di insediamento dicendo: “Ringrazio di aver avuto l’opportunità di lavorare in una città come Catania, con una grande tradizione in termini di giustizia. Cercherò di confrontarmi con gli altri per avere un quadro esatto. C’è il pericoloso fenomeno della criminalità organizzata con i colletti bianchi, con il riciclaggio dei proventi, ma anche la violenza domestica. Ringrazio chi mi ha preceduto e provo ammirazione per i colleghi Zuccaro e Santonocito. Quale sarà il metodo di lavoro c’è da dire e l’ufficio di Procura è una squadra. Ci sono il personale, la Polizia Giudiziaria e gli altri attori del territorio. L’ufficio va gestito confrontandosi con tutti gli altri e il risultato è di uno e di tutti. La freddezza e la capacità di garanzie processuali è essenziale. Disse Calamandrei che il ruolo più difficile è quello del pubblico ministero e senza comprensione di importanza, equilibrio e saggezza non si fa nulla. La Procura si trova al crocevia di una serie di rapporti. Si devono sempre distinguere i ruoli e i magistrati devono saper applicare le norme. Va contrastata la tratta degli esseri umani e il rapporto con la Polizia Giudiziaria deve essere sempre più stretto. Ci devono essere una serie di incontri e confronti per esempio sul diritto penale. È necessario continuare sulla strada intrapresa dalle precedenti gestioni per un dialogo continuo”.

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