Messina – Quindici anni di reclusione con la concessione dello sconto di pena previsto dal rito abbreviato. Questa la sentenza emessa poco fa dalla Corte d’Assise nei confronti di Gaetano Antonio Nucifora, l’operaio edile cinquantanovenne reo dell’omicidio del sovrintendente della Polizia Giuseppe Catania, suo “caro compare” di una vita. Il delitto si consumò il 2 ottobre 2023 sul lungomare di Furci Siculo, quando Nucifora fece fuoco con un fucile da caccia Bernardelli calibro 12, esplodendo cinque colpi in rapida successione contro il poliziotto sessantatreenne, intento a giocare a carte con un gruppo di amici.
La Corte ha escluso le aggravanti della premeditazione e dei motivi abietti e futili, accogliendo di fatto la linea difensiva degli avvocati Giovanni Starrantino ed Emilia Cerchiara. Una decisione che si discosta nettamente dalla richiesta del pubblico ministero Roberta La Speme, che nella precedente udienza aveva invocato l’ergastolo, ritenendo sussistenti le aggravanti contestate.
Anche l’avvocato Antonio Scarcella, legale di parte civile per i familiari della vittima, si era associato alla richiesta della Procura.
Il movente dell’efferato gesto è da ricondursi alla scoperta, avvenuta il giorno precedente l’omicidio, della relazione extraconiugale che legava da anni la moglie di Nucifora proprio con Giuseppe Catania.
Oltre alla condanna penale, la Corte d’Assise ha stabilito una serie di risarcimenti immediati in favore della moglie, dei figli e degli altri familiari del poliziotto ucciso, rimandando a un successivo giudizio in sede civile la quantificazione definitiva del danno.
Con la lettura del verdetto, giunta poco prima di mezzogiorno, cala il sipario sul primo grado di giudizio di un caso che ha scosso la tranquilla comunità di Furci Siculo e l’intera provincia di Messina. Resta ora da vedere se la Procura o le parti civili decideranno di impugnare la sentenza.