PALERMO. Con una straordinaria sintesi tra storia e leggenda, antico e moderno, poesia e realtà, Lucia Incarbona porta sul palco “Dove nascono le viole”. Un viaggio nel tempo che si preannuncia emozionante. Mercoledì 18 dicembre alle ore 21.00 andrà in scena a Palermo, al Teatro Apparte, il quarto spettacolo della prima stagione “Trame e miraggi” 2024/2025. Rassegna organizzata da Panormos Officina Artistica in collaborazione con L’Incanto di Iris e Spazio Cultura. Dopo il successo dell’anteprima teatrale fortemente voluta al “Neglia” di Enna, andata in scena lo scorso 2 giugno in occasione della Festa della Repubblica, arriva a Palermo “Dove nascono le viole”. Lo spettacolo nasce dalla proposta della scrittrice e giornalista Anna Maria Corradini di mettere in scena un suo saggio letterario dal titolo “Il ratto di Proserpina”, dove il rapimento della dea Core viene raccontato attraverso documenti storici tratti dall’opera latina “Le verrine”. Il testo, poi, è stato rielaborato magistralmente dalla sensibilità artistica di Lucia Incarbona che firma anche la regia. Con la voce di Ornella Mormile, sul palco Andrea Lombardo, Riccardo Isgrò, Rossella Guarneri, Domenico Pane, Daniela Lo Cascio, Adriana Siino, Arianna Scuteri, Cosimo Maria Urso e Marco Scurrìa danno vita a una vicenda accaduta – si narra – nei pressi dei Monti Erei nel centro della Sicilia. Una giovane donna, con le sue amiche, in un giorno di sole, è felice mentre raccoglie i fiori sulle rive del lago di Pergusa. Quando, all’improvviso, viene rapita da uno sconosciuto e non si riesce più a trovarla. Sembra la drammatica cronaca dei nostri giorni, invece è leggenda. Al centro, i temi dell’amore, del sopruso, il potere e oscuri patti. “Dove nascono le viole” è un’opera in due atti che intreccia i fatti narrati nello storico processo di Cicerone contro Verre e l’incanto della mitologia. Così l’oratore romano diventa l’avvocato in difesa degli uomini e degli dei. Un processo dove corruzione, furto, rapimento, origine negata, violenza e crudeltà si legano alla narrazione magica e remota ma, pur sempre, tristemente moderna. «Un Cicerone che denuncia gli orrori del nostro tempo, una Proserpina che parla a tutte le donne. È stato un viaggio nel tempo, per poi fermare tutto sul palco.» spiega l’autrice palermitana Lucia Incarbona «Elaborare un copione che unisse leggenda e storia, poesia e realtà, non è stato propriamente facile. Tre gli obiettivi che mi sono prefissata di raggiungere. Il primo: estrapolare da un fatto storico tutto quanto potesse essere efficace e adatto ad un’opera teatrale. Il secondo: rielaborare, in un linguaggio poetico e contemporaneo, una nota leggenda. Il terzo, quello più complesso: unire i due soggetti in un unico intreccio narrativo che fosse suggestivo ed attuale.» Il risultato è emozionante.
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