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    Home - Attualità - Raddoppio ferroviario Fiumefreddo-Giampilieri. Una lettera del Comitato Jonico Beni Comuni evidenzia perplessità e assenza di visione
    Attualità

    Raddoppio ferroviario Fiumefreddo-Giampilieri. Una lettera del Comitato Jonico Beni Comuni evidenzia perplessità e assenza di visione

    Enrico ScandurraDi Enrico ScandurraDicembre 9, 2025Nessun commento
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    Lavori RFI Raddoppio Ferroviario
    Sopralluogo sul cantiere a Nizza su invito del RUP ing. Maurizio Infantino e del Direttore dei lavori Domenico Commisso.
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    Il Comitato Jonico Beni Comuni e altre associazioni, da mesi impegnati sulla questione del raddoppio ferroviario Giampilieri–Fiumefreddo, vogliono condividere alcune criticità e porre domande urgenti agli amministratori, in vista dell’incontro convocato a Palermo l’11 dicembre dal Dirigente generale del Dipartimento regionale infrastrutture mobilità e trasporti, Salvatore Lizzio.
    E per questo motivo hanno inviato ai sindaci, al Commissario straordinario per la Ferrovia Catania–Messina, Ingegnere Filippo Palazzo, a Legambiente e a WWF Italia, una lettera aperta in cui mostrano tutte le loro perplessità in merito alla proposta elaborata da alcuni sindaci dei comuni interessati.
    “E’ stato un colpo durissimo – hanno commentato i referenti del Comitato -. Un colpo inferto alla democrazia, intesa come processo partecipativo della collettività, e soprattutto al futuro del nostro comprensorio jonico”.
    La proposta che verrà portata al Commissario Palazzo si articola in tre punti: la dismissione dell’attuale linea, bonifica delle aree e riconsegna ai comuni con eliminazione dei vincoli di inedificabilità; la modifica della delibera regionale n. 355 del 20 novembre 2025, che ha dato l’indirizzo sul mantenimento dell’attuale linea ferroviaria Fiumefreddo–Giampilieri all’interno della “variante Taormina”, e la richiesta di aggiornamento del progetto esecutivo e inserimento delle somme per la dismissione del binario unico (100 milioni di euro), con impegno formale di RFI alla rimozione dei binari.
    A corollario, viene dichiarata la contrarietà a ogni ipotesi di linea di trasporto locale o metropolitana leggera, sostituite da green way, piste ciclabili, parcheggi e altre soluzioni frammentarie, a discrezione dei singoli comuni.
    Già da mesi, il Comitato aveva evidenziato le molte criticità connaturate al progetto del raddoppio ferroviario, che nella logica delle grandi opere, viene realizzata “sul territorio” e non “per il territorio”, dandosi due obiettivi prioritari.
    Innanzitutto, vigilare affinché le conseguenze dell’impatto ambientale dell’opera non siano irreversibili. A questo proposito, da mesi il Comitato ha provato ad accedere, come previsto dalla normativa vigente, ai dati del monitoraggio ambientale detenuti dall’Osservatorio ambientale -organismo preposto, tra i vari compiti, alla loro divulgazione – sottolineando l’inderogabilità dell’obbligo di renderli effettivamente disponibili a tutti i cittadini, mettendo in luce l’importanza della trasparenza e della partecipazione pubblica, per garantire che le promesse di sviluppo non si traducano in costi eccessivi per la collettività. “Ma la questione rimane irrisolta e la trasparenza è di fatto negata – hanno fatto ancora chiarezza i componenti del Comitato -. Va da sé che soprattutto i sindaci avrebbero dovuto richiedere e pretendere l’accesso ai dati, perché conoscere l’impatto socio-ambientale dell’opera è condizione ineludibile per poter “ragionare” sul futuro dei nostri territori”.
    Il secondo obiettivo che il Comitato si è dato è ancora più ambizioso. E cioè “immaginare” il futuro dei territori. “Questione “politica” nel senso più alto del termine – hanno ancora detto -. Responsabilità a cui sembra che i nostri “politici locali” abbiano del tutto abdicato. I sospetti si tramutano in certezze nel momento in cui nero su bianco leggiamo l’articolazione della proposta che sarà presentata. Due punti su tutti. La richiesta di eliminazione dei vincoli edificatori prelude, inevitabilmente, a un rischio concreto di ulteriore cementificazione, a una nuova stagione di consumo di suolo e verosimilmente a una prospettiva di gentrificazione (con case alveari trasformate in B&B, parcheggi per turismo mordi e fuggi, water front innalzati contro il mare in tempesta). Uno scenario che ripete errori già compiuti e amplifica i danni ambientali”.
    “La contrarietà a ogni ipotesi di linea di trasporto locale o metropolitana leggera, condannando la Riviera Jonica a una dipendenza totale dall’auto privata, equivale alla morte della Riviera Jonica. Morte per soffocamento da CO₂. Resta da capire se e come la SS114 possa assorbire ulteriore traffico veicolare”.
    “A fare da sfondo, inoltre, è la totale assenza di visione comprensoriale”, hanno chiosato ancora. La riviera jonica rappresenta un continuum dal punto di vista geomorfologico, urbanistico e di tessuto sociale ed economico. “È possibile programmare uno sviluppo dei singoli comuni solo ragionando con una visione d’insieme. Immaginare uno sviluppo dei singoli comuni rivieraschi che non passi attraverso lo sviluppo dell’intero comprensorio è sintomo di colpevole ottusità – hanno concluso -. Il solo pensare e proporre che i singoli amministratori decidano in autonomia (e magari “improvvisando”) cosa fare del tracciato ferroviario dismesso in funzione delle esigenze o dei desiderata della propria “comunità” significa non comprendere quali sono le reali esigenze della comunità. Non prevedere un collegamento tra i comuni che compongono la riviera, significa in ultima analisi, condannare ciascun comune all’isolamento. E nell’isolamento non c’è sviluppo, c’è solo un progressivo impoverimento, non solo economico ma anche sociale e culturale”.
    “Siamo dunque arrivati al punto in cui vi poniamo queste semplici domande, che partono dalle reali esigenze quotidiane dei cittadini. Vi siete chiesti come gli studenti potranno raggiungere i plessi scolastici del territorio? Come un cittadino non automunito potrà spostarsi per lavoro, salute o necessità quotidiane? Avete valutato l’impatto che l’assenza di mezzi pubblici collettivi ed ecocompatibili avrà sul destino economico dei nostri paesi? In sintesi: quale modello di sviluppo avete in mente per la Riviera Jonica? – hanno ancora dichiarato i referenti del Comitato -. L’operazione che si deve compiere è necessariamente un’azione programmatica che necessita delle corrette riflessioni e analisi. Errori dovuti alla fretta di decidere rischiano di costare moltissimo e di apportare degrado al territorio: ferite che restano. È necessario operare rispettando prescrizioni e direttive della pianificazione territoriale e paesaggistica, escludendo ulteriore consumo di suolo e nuove edificazioni”.
    Il Comitato, pertanto, ha ribadito ancora una volta di non pensare a un collegamento pubblico, stabile, capillare ed ecocompatibile tra i centri urbani della Riviera Jonica. “Questo significa condannare questi paesi a una progressiva asfissia ambientale, sociale ed economica, fino allo spopolamento, già tristemente in atto”, hanno sottolineato ancora.
    “Chiediamo dunque – anzi pretendiamo – come cittadini che vivono, studiano, lavorano e amano questa costa, che voi amministratori vi facciate carico dell’esigenza di una progettazione condivisa e lungimirante. Una visione complessiva e comprensoriale che tenga conto delle necessità reali delle comunità e del dovere etico verso le generazioni future – hanno concluso nella nota stampa -. Le scelte compiute oggi avranno conseguenze irreversibili domani: non potete sottrarvi alla responsabilità di rispondere a questo nostro appello”.

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