CATANIA – Il caso relativo a Valeria Sudano sta facendo parecchio discutere. L’esponente della Lega infatti è stata al centro di un conflitto di attribuzione tra poteri dello stato davanti alla Corte Costituzionale per quanto riguardano la perquisizione domiciliare, l’utilizzo di intercettazioni ambientali e filmati di videosorveglianza.

La promozione da parte del Senato

Tutte queste attività furono effettuate da parte dell’autorità giudiziaria all’interno dei locali della sua segreteria politica. All’epoca dei fatti era nell’ambito di un procedimento penale pendente contro terzi dinanzi alla Procura di Catania.

Il Senato ha quindi deciso di quindi di promuovere con 112 sì, 23 astenuti e nessun contrario questo conflitto di attribuzione. La documentazione è stata poi acquisita dal Tribunale di Catania senza che prima fosse chiesta l’autorizzazione alla Giunta della Camera di competenza della parlamentare.

La mancanza di richiesta di autorizzazione

La Sudano aveva segnalato che dopo una disamina di tutti gli atti di indagine riguardanti un procedimento penale a carico del compagno della Sudano, Luca Sammartino (ex vicepresidente e assessore all’Agricoltura della Regione Siciliana) è emerso che, nel corso del 2019, erano state autorizzate intercettazioni di conversazioni nei locali della propria segreteria politica, e inoltre autorizzati filmati di videosorveglianza, ma soprattuto che nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019, i militari avevano perlustrato gli stessi locali senza però alcuna richiesta pervenuta precedentemente di autorizzazione da parte dei magistrati alla Camera di competenza della parlamentare.

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