Accelerare i tempi. E’ questo l’obbiettivo della Procura di Messina nel caso di Claudio Marino, il sacerdote accusato di aver violentato una migrante tunisina di 37 anni nell’estate del 2022. L’episodio sarebbe avvenuto all’interno dell’Istituto antoniano “Cristo Re” dei padri rogazionisti, a Messina, dove Marino, rogazionista di 49 anni originario di Torino, ha ricoperto per lungo tempo il ruolo di direttore.

Secondo la ricostruzione della Procura, la donna, arrivata in Italia tramite il canale migratorio di Lampedusa nel 2020, avrebbe subito la violenza mentre era ospitata presso l’Istituto “Cristo Re”. La denuncia della vittima è emersa solo due anni dopo, nel giugno 2024, durante un’audizione presso il Tribunale di Catania, nell’ambito di una procedura della Sezione Immigrazione.

La Procura di Messina, guidata dalla pm Stefania La Rosa e dal procuratore aggiunto Marco Colamonici, ha avviato un’indagine approfondita, culminata nell’ottobre scorso con la richiesta di arresto del sacerdote. Attualmente, Marino si trova agli arresti domiciliari a Napoli, dove si era trasferito nei mesi scorsi per dirigere una comunità alloggio per minori e una casa famiglia.

Claudio Marino ha respinto categoricamente tutte le accuse. Durante l’interrogatorio di garanzia, ha dichiarato davanti alla gip Monia De Francesco di essere innocente e di non aver mai abusato della donna. I suoi avvocati difensori, Salvatore Silvestro ed Elena Florio di Messina, insieme alla collega romana Delia Urbani, hanno sottolineato la piena collaborazione del loro assistito con la magistratura.

La Procura ha deciso di richiedere il rito immediato, una procedura che consente di saltare l’udienza preliminare quando gli elementi di prova sono considerati evidenti. Questa mossa evidenzia la volontà di giungere rapidamente a un processo per accertare le responsabilità del sacerdote.

L’arresto in carcere era stato inizialmente richiesto dai magistrati, ma la gip aveva optato per gli arresti domiciliari. Marino rimane sotto la supervisione delle autorità, in attesa delle prossime fasi giudiziarie.

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