Palermo – Il Partito Democratico siciliano è in piena tempesta. Le divergenze interne, già profonde sulla modalità di svolgimento del congresso regionale, si sono acuite in seguito alla votazione della manovra di stabilità regionale.
La decisione del gruppo parlamentare del Pd Sicilia all’Assemblea regionale siciliana di votare contro l’emendamento, pur ottenendo alcuni finanziamenti per interessi territoriali, ha diviso la componente regionale del partito. Da un lato, c’è chi ritiene che il dialogo con il governo sia stato un errore, accusando alcuni deputati di aver tradito i principi del partito per interessi locali. Dall’altro, si sostiene che l’azione in aula sia stata fondamentale per migliorare la manovra e ottenere risorse per provvedimenti di carattere generale.
Questa contrapposizione ha inevitabilmente ripercussioni sul dibattito interno sul congresso regionale. La scelta tra primarie aperte a tutti i cittadini o un congresso riservato ai soli tesserati sta dividendo profondamente il partito. La chat interna, secondo quanto riportato da alcuni dirigenti, è incandescente e non si esclude l’ipotesi di un commissariamento o addirittura di un referendum interno che potrebbe portare ad una scissione del partito.
L’Assemblea regionale del Pd, convocata l’11 gennaio per discutere del regolamento congressuale, si preannuncia come un momento cruciale. In molti ritengono che, vista la situazione di forte tensione, la riunione dovrebbe essere rinviata per consentire un confronto più sereno e costruttivo.
Intanto, si parla di possibili dimissioni nella segreteria regionale, guidata da Anthony Barbagallo. In particolare, il nome di Fabio Venezia, vice capogruppo all’Ars, è stato fatto più volte, anche se al momento non ci sono conferme ufficiali.