MASCALUCIA. Restauro del paesaggio, controllo dell’erosione, risparmio energetico e idrico. Le piante ornamentali – lungi dall’essere (soltanto) elementi decorativi dell’abitare e dalla valenza esclusivamente estetica – rivendicano alcune delle loro qualità più generose nei confronti della comunità degli esseri viventi: quella di contribuire a mitigare i drammatici effetti del cambiamento climatico, dell’innalzamento termico e dei fenomeni contrapposti di siccità e alluvioni. E’ uno dei temi esposti domenica a Mascalucia, da Daniela Romano, docente di Orticoltura e floricoltura (Di3A Università di Catania), nell’ambito del seminario “Il deserto che verrà” promosso da Aiapp Sicilia, l’associazione degli architetti e degli agronomi paesaggisti presieduta da Antonella Bondì. L’occasione era la decima edizione di “Dove fiorisce la jacaranda”, manifestazione organizzata Salvatore Bonajuto, agronomo paesaggista nella sua “Villa Trinità”, grandioso giardino botanico sull’Etna. “La Sicilia – ha detto Antonella Bondì – è un terreno di grande sperimentazione per le strategie da mettere in atto per contrastare gli effetti del cambiamento climatico sul paesaggio attraverso fenomeni come la siccità e le bombe d’acqua. Con settecento professionisti e cultori della materia e AIAPP Sicilia è pronta a supportare la pubblica amministrazione con un approccio olistico alla gestione del territorio”. Moderati da Vera Greco, architetto e tesoriere AIAPP Sicilia, sono intervenuti anche Giovan Pietro Giusso Del Galdo, direttore dell’Orto Botanico di Catania, del quale ha evidenziato il “potenziale didattico-educativo per contrastare la “cecità” verso il mondo vegetale che caratterizza la nostra società e da cui, in ultima analisi, dipendono i nostri comportamenti auto-distruttivi”. Filippo Buscemi, dirigente dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Catania ha parlato degli effetti del cambiamento climatico negli ecosistemi boschivi, le misure di contrasto e le campagne di sensibilizzazione; fra i presenti Stena Paternò del Toscano, proprietaria dell’omonimo parco a Sant’Agata li Battiati; particolarmente interessanti i contributi degli agronomi Maria Giardina, che ha illustrato il giardino realizzato a Ragusa con fondi PNRR in una porzione di area dismessa della stazione ferroviaria; mentre Annibale Sicurella ha incuriosito la platea spiegando metodi e materiali utilizzati per i giardini pensili (come quello del Dipartimento di Agraria dell’Università di Catania) e per i giardini o boschi verticali, esperimenti sempre più frequenti nelle grandi città per attenuare il surriscaldamento delle abitazioni e favorire lo scambio di ossigeno/anidride carbonica. Quindi il vivaista di Milazzo, Natale Torre, che dopo aver preso le distanze dalle politiche agricole europee e la standardizzazione delle colture, ha introdotto il concetto di permacultura, ovvero interventi colturali che non stressano terreno e raccolto e che andrebbero accompagnati da contributi governativi per sostenere il passaggio da una produzione di massa (che richiede molta acqua, per esempio) a una di qualità, resiliente e capace di superare diverse stagioni siccitose. In chiusura il viaggio per immagini proposto dalla storica dell’arte Ornella Fazzina, docente dell’Accademia di Belle Arti di Catania, che ha proposto un excursus attraverso i maggiori artisti siciliani del Novecento e la loro “devozione” al paesaggio dell’isola che è culminata con i cretti di Burri e il Teseo screpolato di Mitoraj – che svetta nel Parco dell’Etna da qualche mese – dove le fratture sulla materia, oltre a rievocare terreni arsi dalla siccità, rammentano la fragilità dell’esistenza umana e della Natura in genere. Al termine del seminario la presentazione dell’opera “Fabbrica di fumo”, realizzata per il parco botanico di Villa Trinità da Calogero Arcidiacono, studente del corso di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Catania, e di una installazione in terracotta, “Relazioni ipogee”, che Salvatore Bonajuto ha dedicato al tema delle radici e al loro percorso sotterraneo in cerca di acqua (e di vita). In chiusura le creazioni “PRETTY fimmina” di due giovani siracusane – Veronica Amenta e Tiziana Blanco – indossate dalle studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Catania del corso di Design del tessuto e coordinate dalla professoressa Daniela Costa.
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